Il 20 novembre 1923 nacque ufficialmente, presso il Caffè Cova di Milano, il primo Club Rotary italiano.
A precedere Milano era stata Napoli a opera di Biagio Borriello, ma il tentativo non aveva temporaneamente sortito effetti concreti (il Club di Napoli sarebbe comunque sorto poco dopo).
La genesi milanese si mostrò coerente con le caratteristiche socio-economiche della città, la cui classe imprenditoriale sembrava determinata ad agire per rilanciarne il ruolo di motore economico del Paese, cogliendo anche le suggestioni e i modelli culturali provenienti dall’estero.
Trovare persone disposte a entrare nel nuovo sodalizio non fu però semplice, tanto che i promotori del Club furono stranieri: un irlandese (Culleton), un canadese (Mountney), un inglese (Clarke) e uno scozzese (Henderson). A questi si aggiunsero alcuni italiani, tra cui l’avvocato Achille Bossi, non milanese di origine, cofondatore della Camera di Commercio americana a Milano, in grado di esprimersi indifferentemente in italiano e in inglese, fornito di grande intraprendenza e collaboratore di grandi aziende statunitensi, capacità che avrebbe applicato al Rotary lungo tutta la sua esistenza.
Culleton conosceva già l’ambiente rotariano irlandese e gli fu agevole prendere contatti diretti con la casa-madre del Rotary a Chicago per ottenere l’autorizzazione a creare il primo club.
Il 28 marzo 1924 nacque il secondo Club a Trieste, da poco italiana, già porto della Mitteleuropa e crocevia di culture. L’apertura internazionale dei primi promotori fu confermata anche da uno dei fondatori del Club di Roma: Omero Ranelletti, Presidente del l’Associazione italo-americana.
Tratto dal libro Rotary Istruzioni per l’uso del PDG Tiziana Agostini